Nel Cuore dell’Arte Aretina: Alla Scoperta del Museo di Arte Medievale e Moderna
Quando il motore del vostro camper si spegne nel Parcheggio Tarlati di Arezzo, non è solo il fruscio della città medievale a accogliervi, ma l’invito silenzioso di otto secoli di bellezza racchiusi in un palazzo rinascimentale. Il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna vi aspetta—un viaggio attraverso i secoli che ha il sapore di una scoperta autentica, lontana dalle folle dei circuiti turistici più battuti.
Dal Camper al Museo: Un Percorso Facile e Affascinante
Lasciare il vostro parcheggio camper non vi richiederà sforzi epici. Dal Parcheggio Tarlati (Via Guido Tarlati), il museo dista circa 800 metri a piedi—un quarto d’ora di passeggiata piacevole attraverso le viuzze del quartiere di Porta del Foro, una zona autentica dove la vita aretina scorre lontana dalle cartoline.
La strada è semplice: da via Tarlati dirigete verso le scale mobili (che trovate a circa 200 metri dal parcheggio). Salite verso le mura, poi orientatevi verso via San Lorentino. È qui che troverete il Palazzo Bruni Ciocchi, uno dei più bei palazzi rinascimentali della città—la vostra destinazione.
Una nota pratica: la zona è illuminata e tranquilla anche al crepuscolo.
Palazzo Bruni Ciocchi: Dove l’Architettura Racconta una Storia
Prima ancora di entrare, lasciate che il palazzo stesso vi parli.
Costruito nella metà del Quattrocento su volere di Donato Bruni—figlio di Leonardo, il celebre umanista cancelliere della Repubblica Fiorentina—il palazzo si sviluppa su tre piani attorno a un cortile porticato di straordinaria eleganza. Le colonne di pietra serena, gli archi in stile brunelleschiano, il giardino pensile al primo piano: tutto qui respira il Rinascimento nel suo momento di massima consapevolezza.
Nel corso dei secoli, il palazzo ha ospitato figure di rilievo—il cardinale Giovanni Maria Ciocchi del Monte, che divenne Papa Giulio III, vi soggiornò—e durante la Seconda Guerra Mondiale fu teatro di drammatiche scelte per proteggere il patrimonio artistico italiano. Oggi, dal 1972, è la sede ufficiale di uno dei musei più affascinanti della Toscana.
Orari di apertura (ndr: al momento della stesura dell’articolo):
- Martedì e Mercoledì: 8:30-19:00
- Giovedì, Venerdì, Sabato: 8:30-13:30
- Domenica (1ª e 3ª del mese) e Festivi: 8:30-13:30
- Lunedì: Chiuso
Ingresso: €6,00 (intero) | Gratuito la prima domenica del mese
La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura del museo.
Dentro le Venti Sale: Un Itinerario Attraverso i Secoli
Il museo si articola come un viaggio cronologico che parte dall’Alto Medioevo e giunge fino all’Ottocento. Non è una collezione fine a se stessa, ma una narrazione coerente dello sviluppo artistico e culturale di Arezzo. Lasciatevi guidare senza fretta—ogni sala ha qualcosa di speciale da sussurrarvi.
Piano Terreno: Il Peso della Pietra
Qui inizia il vostro viaggio. Il piano terreno accoglie sculture e frammenti lapidei medievali—i resti di una città che ha subito trasformazioni profonde. Vedrete rilievi romanici, capitelli, colonne provenienti dal Duomo e da chiese ormai scomparse. Tra questi frammenti, due sculture attirano particolarmente lo sguardo: San Michele Arcangelo e le statue della Madonna col Bambino, che anticamente proteggevano le porte di accesso alla città.
C’è una bellezza malinconica in questi pezzi—sono i testimoni di un passato che non esiste più, eppure continuano a parlare della devozione e dell’abilità artigianale di generazioni di artisti il cui nome abbiamo dimenticato.
Primo Piano: L’Oro e l’Intimità del Sacro
Salite le scale monumentali e troverete il primo piano dedicato all’arte medievale e rinascimentale. Qui la magia inizia veramente.
Margaritone d’Arezzo (circa 1240-1290)—il primo grande pittore aretino documentato—vi accoglierà con le sue tavole a fondo oro. Non sono semplici dipinti; sono finestre verso il cielo medievale. Le tavole raffiguranti la Madonna in Trono col Bambino e San Francesco d’Assisi mostrano una fede che non conosce dubbi, un’innocenza visiva che colpisce profondamente.
Osservate i dettagli: come Margaritone rappresenta i veli della Vergine, come cattura lo sguardo sereno del Bambino, come San Francesco emerge dalle stigmate con la dignità di chi ha conosciuto il dolore e lo ha trasformato. Questi dipinti erano destinati alle chiese dei conventi, e immaginate il significato che avevano per i monaci che quotidianamente si inginocchiavano davanti a loro.
Continuando nel primo piano, incontrerete:
- Affreschi staccati di Spinello Aretino e suo figlio Parri di Spinello—maestri della linea, creatori di storie drammatiche
- La Madonna della Misericordia di Parri di Spinello—un’immagine di protezione materna che ancora oggi trasmette comfort
- Dipinti di Bartolomeo della Gatta—figure eleganti, composizioni equilibrate
- Una straordinaria collezione di maioliche rinascimentali—piatti e vasi che uniscono utilità e bellezza con naturalezza
- Sculture, avori, bronzetti e preziosi oggetti di oreficeria che testimoniano le antiche radici della tradizione orafa aretina
Il pezzo più celebre di questo piano, però, si trova in un corridoio: il “Convito per le Nozze di Ester e Assuero” di Giorgio Vasari.
foto tratte da discoverarezzo.com
Il Convito di Giorgio Vasari: L’Opera che Cambierà la Vostra Visita
Fermatevi qui a lungo. Questo dipinto merita tempo.
Nel luglio 1548, Giorgio Vasari—il grande maestro aretino, pittore, architetto e storico dell’arte—ricevette la commissione da un abate benedettino per dipingere una grande tavola destinata al refettorio della Badia delle Sante Flora e Lucilla. L’abate voleva la storia di Ester, la regina ebrea che salvò il suo popolo dall’eccidio presso il re persiano Assuero.
Vasari accettò e, in quarantadue giorni intensi di lavoro, creò l’opera monumentale della sua carriera.
Le dimensioni vi sorprenderanno: 2,89 metri di altezza per 7,45 metri di lunghezza. Una tavola composta da 39 assi verticali, su cui Vasari dipinse direttamente con studi preparatori realizzati in loco per catturare luci e ombre con perfetta accuratezza.
Le Nozze di Ester e Assuero, Banchetto di Ester (dipinto) di Vasari Giorgio
Ciò che vedete è un banchetto rinascimentale pullulante di vita: belle donne in abiti sgargianti, paggi attenti, musici intenti a suonare, servitori affaccendati, soldati di guardia. Al centro, la regina Ester, in un gesto di assoluta consapevolezza, accusa pubblicamente Aman, il consigliere che tramava il massacro del suo popolo. È un momento di tensione trattenuta, di coraggio femminile, di verità pronunciata in mezzo alla corruzione.
Il dipinto non è solo narrativo—è teologico. Nel Medioevo, la storia di Ester veniva interpretata come prefigurazione della Vergine Maria, salvadora dell’umanità. Vasari sapeva questo, e quindi ogni figura del convito racchiude significati che vanno oltre la superficie visiva.
La tavola è stata trasferita dal suo luogo originale negli anni Cinquanta del Novecento per far parte del museo, dove oggi beneficia di una luce studiata che ne rivela ogni sfumatura. Negli anni Novanta è stato sottoposto a restauro conservativo, e oggi una mostra speciale (visitabile fino a febbraio 2025) espone i disegni preparatori accanto al capolavoro finito.
Una curiosità affascinante: Vasari stesso narra nelle sue “Vite” che realizzo l’opera in cambio di soli centoventotto scudi d’oro—un compenso esiguo persino per l’epoca—per amore verso l’amico abate. L’epitaffio di questa generosità rimane visibile oggi.
Secondo Piano: Dal Rinascimento alla Modernità
Il secondo piano prosegue il viaggio dal XVI al XX secolo, con enfasi sulla pittura rinascimentale toscana: nuove tavole di Giorgio Vasari, opere di Luca Signorelli (incluendo una straordinaria Madonna col Bambino e Santi), e proseguendo con maestri di epoca barocca e ottocentesca.
Qui troverete anche un’importante collezione di dipinti macchiaioli—i pittori che hanno precorso l’impressionismo europeo. Nomi come Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Luigi Gioli e Adriano Cecioni rappresentano una stagione artistica toscana ancora poco conosciuta fuori dalla regione, ma di straordinaria qualità.
Consigli Pratici per la Vostra Visita
Quanto tempo dedicare?
Il museo merita almeno 2-3 ore. Se siete appassionati di arte medievale e rinascimentale, potete tranquillamente starvene 4 ore. Se passate di corsa, rischiate di perdere l’essenza.
Quale giorno scegliere?
Se la vostra sosta a Arezzo coincide con la prima domenica del mese, l’ingresso è gratuito. È un’occasione preziosa, anche se il museo sarà più frequentato. Se preferite l’intimità, evitate lunedì (chiuso) e visitate martedì-mercoledì mattina, oppure giovedì-sabato alle 8:30 di mattina.
Cosa portare con voi?
- Un quadernetto per annotare le vostre impressioni davanti alle opere
- Comode scarpe da cammino—il pavimento è principalmente in marmo e pietra
- Una bottiglia d’acqua riutilizzabile—non c’è un’osteria dentro, ma ci sono fontanelle pubbliche in centro storico
- Se siete fotografi, sappiate che la fotografia è consentita senza flash—l’illuminazione interna è stata studiata per preservare i dipinti
Guida o libertà?
Il museo non fornisce audioguide ufficiali, ma ogni sala ha pannelli informativi in italiano e inglese sufficientemente dettagliati. Se preferite una guida umana, è possibile prenotare visite guidate contattando direttamente il museo al numero (+39) 0575 1696257 o all’email info@arezzointour.it.
Dopo il museo?
Il centro storico di Arezzo dista pochissimo. Potete scendere in Piazza Grande, visitare la Basilica di San Francesco (famosa per gli affreschi di Piero della Francesca), o semplicemente perdervi negli stretti vicoli medievali. Se visitate la prima domenica del mese, c’è anche il mercatino dell’antiquariato—uno dei più grandi d’Italia—che occupa l’intera piazza e le vie limitrofe.














